La scrittura delle lettere ha una storia plurimillenaria

Le più antiche lettere della storia dell’uomo occidentale di cui si conosca l’esistenza sono poco meno di una decina di esemplari greci, scritti a graffio su sottili lamine di piombo rinvenute in genere arrotolate o su frammenti di coccio, cronologicamente assegnati al periodo tra il VI e il IV secolo a.C.

Si tratta di testi brevi, disposti su poche righe che contengono ordini, disposizioni o richieste, comunicazioni di servizio, tra mittenti e destinatari di umili origini. La storia delle lettere fino ai nostri tempi ha compiuto un percorso lunghissimo, essendo segnata da enormi trasformazioni tecnologiche e culturali. Dopo il suo approdo nel secolo della rivoluzione informatica, tuttavia, il genere epistolare si trasfigura profondamente. La lettera scritta a mano sembra lentamente estinguersi, sconfitta dalle modalità di comunicazione digitale.

Breve storia della corrispondenza

I primi a scrivere delle lettere di carattere commerciale erano i Sumeri intorno al 3000 a.C. Si servivono di tavolette di argilla che, una volta scritte, venivano essiccate al sole e poi ricoperte da un secondo strato di argilla fresca sul quale era impresso il nome e l’indirizzo del destinatario. I contenuti erano strettamente documenti amministrativi, contratti di lavoro, affitti di terreni e vendite di derrate alimentari. La scrittura usata si chiama “cuneiforme” in quanto composta da insiemi di segni a forma di cuneo risultanti dalle incisioni sull’argilla con un attrezzo a forma triangolare.

Il primo tentativo di comporre una lettera a scopo commerciale tramite penna e inchiostro su papiro avvenne nell’Antico Egitto, sempre intorno al 3000 a.C. La scrittura era geroglifica combinando un insieme di elementi ideografici, sillabici e alfabetici.

In epoca romana alcune lettere di carattere amministrativo furono scritte fondendole su tavole di bronzo. La scrittura usata nel mondo romano era alfabetica. L’uso delle lettere come mezzo di comunicazione era tanto diffuso da giustificare lo studio di un sistema postale che trovò una delle sue massime espansioni sotto l’imperatore Augusto.

Con la fine dell’impero Romano, la scrittura di lettere, se pure a carattere commerciale, tornò ad essere un gesto riservato a pochi alfabetizzati e quasi esclusivamente appartenenti al mondo religioso. Il papiro venne lentamente sostituito dalla pergamena. La chiusura e la frammentazione del territorio in tanti piccoli stati portò allo sviluppo di altrettanti metodi di scrittura legati al loro contesto politico.

Per autenticare le lettere papali, veniva introdotto l’uso del sigillo in piombo la cosiddetta bolla. Intorno all’anno 1000 alle lettere in pergamena si affiancarono quelle in carta di uso corrente in tutto il mondo arabo. La scrittura ufficiale dell’impero carolingio era quella carolina.

Nel Quattrocento i mercanti presero l’abitudine di siglare le loro lettere con un proprio simbolo di riconoscimento che costituiva il marchio della famiglia di appartenenza. Si trattava di stilizzazioni di oggetti, vegetali o lettere. Tra i mercanti si forma anche la scrittura mercantesca, esteticamente più povera delle precedenti ma di gran lunga più pratica e semplice da usare.

Nel Cinquecento si diffonde l’uso di sigillare le lettere con la nizza, una bandella di carta su cui talvolta è inciso un sigillo a secco. La nizza poteva anche essere bloccata con ceralacca. Durante il secolo la forma usuale della lettera è quella del plico, che consisteva in un foglio di carta piegato, sigillato ed inviato senza busta. L’indirizzo è scritto su una porzione di foglio lasciata appositamente in bianco e viene chiamata sopraccarta.

Nel Rinascimento si diffonde l’uso della carta e l’organizzazione dei servizi di posta. Vengono prodotte un gran numero di lettere commerciali da parte della borghesia che necessita di comunicazioni con luoghi lontani. Con questi nuovi supporti si diffonde anche l’uso delle frasi in lingua volgare apposte sui frontespizi delle lettere ad incitare una più rapida consegna

Iniziano a viaggiare le lettere dirette anche nel nuovo continente. Alcuni famosi esempi sono i seguenti. Nel 1538 una lettera riporta l’ordine di Carlo V. al viceré della Nuova Spagna, Antonio Mendoza, affinché venissero distrutti tutti i templi e gli idoli degli Indios.  Il 7 giugno 1579 Maria Stuarda sotto arresto da un decennio, scrive una lettera al suo carceriere Sir George Brown, chiedendo il permesso di inviare il suo segretario in Scozia affinché si accertasse dello stato di suo figlio tredicenne Giacomo. Sorprendentemente nella lettera usa uno stile confidenziale poco consono al carattere che l’aveva contraddistinta ed alla forma nobiliare

Nel Seicento inizia a svilupparsi l’abitudine di inserire le lettere in una busta, grazie anche alla riduzione del prezzo della carta. Vengono diffusi anche sigilli alternativi alla nizza e alla ceralacca come ad esempio i fili di seta. Per esortare una consegna più rapida in Italia, viene adottato il termine “subito”.

Si sviluppa l’abitudine di lasciare uno spazio bianco tra la prima riga del testo, che deve contenere l’intestazione, ovvero il titolo del destinatario, ed il corpo vero e proprio della lettera. Diventa buona regola lasciare tanto spazio bianco quanto più si vuol significare la propria sottomissione.

La necessità di comunicare tramite lettera è tanto pressante che porta allo studio di nuovi metodi. Nel 1608 vengono introdotti gli “AQ” veneziani, interi postali usati principalmente per lettere provenienti dalle magistrature. Dalla Francia si diffonde la moda degli enveloppe: pezzi di carta sagomanti in base alla forma del plico ed i cui lembi erano piegati in modo da formare un effetto appuntito.

Nel 1661 Sir Henry Bishop introduce i timbri nel 1661 e da allora compaiono sulle lettere i primi segni di timbratura.

Nel Settecento inizia una nuova alfabetizzazione di massa che allarga l’uso delle lettere anche a nuovi ceti sociali. Scompare lentamente l’uso del latino e si afferma l’uso delle lingue nazionali. In Svezia e Finlandia la corrispondenza urgente veniva dotata di una piuma d’uccello incastrata nel frontespizio con la ceralacca.

In Italia compare per la prima volta il termine “Espresso” scritto accanto all’indirizzo di destinazione ma il riferimento non era al noto servizio postale bensì all’incaricato che consegnava la posta in maniera celere. Il 30 dicembre 1707 Amalia Guglielmina di Brunswick e Lüneburg imperatrice del Sacro Romano Impero Germanico, scrive da Vienna al cardinale Leandro di Colloredo presso la sua sede di Roma rispondendo agli auguri di prosperità inviatigli precedentemente. La calligrafia è corredata da vistosi ornati e la lingua usata è ancora il latino.

Nel 1715 Isidoro Nardi nel suo manuale “Il segretario principiante” divideva le lettere in undici classi,  lettere di buone feste, di partecipazione, di avviso, di congratulazioni, di raccomandazione, di negozio, di informazione, di presentazione, di condoglianze, di scuse e familiari.

Il 17 giugno 1792 Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena indirizza una lettera a Ferdinando I delle Due Sicilie ed alla sorella Maria Carolina d’Asburgo-Lorena che le è consorte, per congratularsi della nascita di Alberto Filippo Maria, loro quindicesimo figlio.

Nell’Ottocento si cominciarono a produrre fogli di carta da lettere sottili che poi prenderanno il nome di “veline”. In Inghilterra prenderà il nome di “Bath Post” e sarà di un colore bianco brillante ad eccezione della azzurra che verrà prodotta miscelando all’impasto della carta sali di cobalto. Nel 1816 Domenico Milone pubblica “il perfetto manuale epistolare” con l’intento di ripristinare l’uso della cortesia aristocratica nelle lettere, che era venuta meno con l’avvento giacobino e napoleonico.

Nel 1820 il commerciante di carta inglese Brewer di Brighton inizia a produrre e vendere su grande scala le buste di carta per le lettere. L’uso delle buste fu però criticato in quanto non consentivano l’apposizione dei bolli postali certificanti sul foglio.

Con l’introduzione del francobollo nel 1840 a seguito della riforma postale di Rowland Hill, le lettere divengono il più diffuso mezzo di comunicazione di massa. La capillare diffusione dell’alfabetismo contribuisce ad un maggior uso della lettera anche per questioni personali e private come le corrispondenze dei militari impegnati in battaglia. La forma della lettera continua ad essere il plico, l’apposizione del francobollo avviene nella sopracarta.

Nel 1819 il Regno di Sardegna introduce una carta bollata che poteva essere usata come lettera pagata dal mittente: il “Cavallino di Sardegna”. Le missive erano affidate a diligenze per l’inoltro a destinazione e spesso sul frontespizio appariva la scritta “pronto recapito”.

Il 23 luglio 1841 venne spedita una lettera da Stoccolma che raggiunse Cremona il 5 agosto. Al suo interno era stampata in litografia una cornice raffigurante i principali monumenti di Berlino. Tali lettere erano stampate a nome “Edizioni della ditta Rocca in Berlino” e rappresentano un primo tentativo di invio di immagini illustrate per posta.

Il 3 aprile 1848 Demetrio Galli della Mantica, giovane ufficiale dei Bersaglieri, scrive una lettera alla madre, mettendola al corrente della situazione in cui incombe essendo coinvolto nella battaglia di Goito. Purtroppo fu il primo dei due ufficiali caduti durante il conflitto e la lettera rimane a testimonianza della Prima guerra di indipendenza italiana.

Nel 1859 il Regno Lombardo-Veneto istituisce il servizio espresso e dota i propri uffici postali di un timbro con la dicitura “Lettera per Espresso”. Nel 1866 il Vocabolario della Crusca registra per la prima volta l’uso del termine “busta” come custodia per i fogli di carta da lettera.

Nel Novecento le lettere diventano testimonianza diretta dei due conflitti mondiali che hanno interessato il secolo, ma anche splendidi reperti delle nuove conquiste spaziali.

In Italia, dopo il 1930, viene prodotta una speciale carta da lettere leggerissima, per facilitare l’uso della posta aerea, grazie alla quale è possibile mantenere il peso al di sotto dei 5 grammi, nei quali era previsto lo scaglione d’uso con la tariffa postale più bassa.

Il 16 gennaio 1969 avvenne il primo incontro nello spazio tra due mezzi di trasporto. Le due navicelle Sojuz 4 e Sojuz 5 si agganciarono, consentendo il trasbordo da una all’altra di uomini ed oggetti provenienti della Terra. Tra gli oggetti vi erano anche due lettere: una privata e scritta dalla moglie dell’astronauta Vladimir Aleksandrovič Šatalov ed una ufficiale ed affrancata con un francobollo da 10 centesimi. Šatalov fu quindi il primo uomo a ricevere corrispondenza nello spazio.